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 La CRI mi è rimasta nel cuore

max

Oggi vi propongo l’intervista a Max Pezzali estratta dal mensile della Croce Rossa 150+ ( http://www.150piu.it)

“Ancora oggi se ho un concerto e nel palazzetto c’è una postazione CRI mi fermo a parlare con i volontari” di Lu. Pal.

«Uno dei pochi aspetti negativi del mio successo è che mi ha costretto a lasciare la Croce Rossa». Max Pezzali ha capito che era ora di appendere la divisa al chiodo quando, nel 1993, dopo il boom (1 milione e 700 mila copie vendute) dell’album “Nord, Sud, Ovest, Est” (quello di “Hanno ucciso l’uomo ragno”, “Come mai” ed altre storie pop), un giorno, con la sua divisa da VDS, a bordo della sua ambulanza, soccorse un anziano per un sospetto infarto. «Mentre lo stavamo caricando a bordo – ci dice – alcune ragazze mi chiesero di aspettare per degli autografi. Capii che per un po’ sarei stato di intralcio agli altri volontari e lasciai». Mister 883 è stato Volontario del Soccorso dal ‘90 al ‘93 per il Comitato Provinciale di Pavia («mi raccomando… fatemi salutare tutti i volontari della mia provincia!»). La precisione con cui parla della CRI, utilizzando con padronanza estrema il vocabolario “crocerossese”, la dice lunga su quanto gli sia pesato lasciare. «Lavorare sulle ambulanze mi piaceva molto, ricordo che quando finiva il turno restavo a pulirle come se fossero mie». Ci racconti cosa le resta della sua vita da volontario. Ricordo ovviamente la grande gioia nel poter essere utile agli altri. Ma l’attività di volontario per me era anche divertente nel vero senso della parola. Lavorare sulle ambulanze aveva in se’ quell’aspetto dinamico che affascinava. Allora non c’era il 118, tutto era più difficile, più approssimativo. Arrivavi sul posto e non sapevi bene a cosa andavi incontro. Avevo un rapporto fisico con l’ambulanza. Ancora oggi se ho un concerto e nel palazzetto c’è una postazione CRI mi fermo a parlare con i volontari degli ultimi mezzi, delle dotazioni, delle divise. Perché a 23 anni hai iniziato a fare il volontario e perché nella Croce Rossa? Intanto era una fase della mia vita senza punti di riferimento. Non sapevo cosa avrei fatto da grande, la musica non ingranava. Pensavo che così sarei stato utile e magari avrei imparato anche a fare qualcosa. Poi conoscevo perfettamente le strade della zona perché aiutavo mio padre che era fioraio. Se avessi davanti un ragazzo che è indeciso se diventare volontario o no cosa gli diresti? Intanto bisogna dire la verità. Solo se scegli qualcosa che ti diverte, che ti affascina davvero, puoi essere utile agli altri. Devi cercare di unire la missione di fare del bene agli altri, con qualcosa che affascina te stesso. Inutile imbarcarsi in qualcosa solo per dimostrare di essere buoni e poi mollare tutto. È ipocrisia. Poi la Croce Rossa è transnazionale, ha una storia meravigliosa alle spalle, è una grande occasione farne parte, soprattutto da ragazzi. Hai episodi o giorni che ricordi con maggior affetto? Nel 1991, quando ci fu la grande migrazione degli albanesi, ero volontario. Ricordo che i comitati lombardi stabilirono un punto di raccolta: si partiva con il furgone dei generi di prima necessità e spesso dormivi fuori, anche in montagna. Passare le serate e le notti nei locali requisiti per ospitare quella gente ti regalava esperienze di vita vera che poi mi sono servite nel futuro. Scoprii che quei ragazzi che avevano lasciato tutto in Albania per venire qui e sperare di sopravvivere, erano molto più simili a me di quanto mi aspettassi. Cosa è cambiato dagli anni ‘90 ad oggi? Chi fa parte del mondo del volontariato ha tratti simili a prescindere dalle epoche e dagli anni. Il mondo però è molto cambiato. Oggi il servizio ambulanze è diverso, c’è il personale medico a bordo, c’è ovviamente sempre più professionalità. Anche la società attorno è diversa e i modi per socializzare sono differenti. I social network sono una grande occasione ma anche un grande limite: se hai un modo di incontrare gente che è troppo comodo, smetti di sentire la necessità di uscire di casa per andare a cercare nuove esperienze. Penso che comunque le frustrazioni, le difficoltà ed i sogni siano gli stessi.